Così l’inquinamento da farmaci minaccia la salute dei fiumi | Fondazione Umberto Veronesi

2022-09-23 08:40:53 By : Ms. Xinjie SU

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Ogni giorno usiamo farmaci necessari alla nostra salute, ma qual è il loro impatto sull'ambiente e in particolare sulla salute delle acque dei fiumi? Lo ha rilevato uno studio dedicato all'inquinamento da farmaci e condotto in 104 paesi dai ricercatori del Dipartimento di Geografia ambientale dell’Università di York (UK) e recentemente pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology and Chemistry. Ecco quali sono stati i loro risultati. 

Partendo dal presupposto che sono oltre 1.900 i principi attivi farmaceutici (API) che vengono utilizzati per trattare e prevenire le malattie nell’uomo, è inevitabile che queste sostanze vengano emesse nell'ambiente naturale durante la loro produzione, uso e smaltimento. Non sorprende dunque che un'ampia gamma di prodotti farmaceutici sia stata rilevata nelle acque superficiali di molte regioni del mondo. Nello specifico, da questa ricerca è emerso che il 43,5% (461 siti) delle 1.052 località di campionamento monitorate in 104 paesi presentava concentrazioni di ingredienti farmaceutici attivi preoccupanti, ossia oltre la soglia di sicurezza. Circa il 34,1% delle 137 campagne di campionamento aveva almeno un luogo in cui le concentrazioni avevano un potenziale effetto eco-tossicologico, cioè risultavano pericolose per gli organismi che vivono nei fiumi e, a cascata, dannose per interi ecosistemi, a prescindere da quelli acquatici in senso stretto.

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«Quando assumiamo farmaci li metabolizziamo in maniera parziale o totale»spiega Sara Castiglioni, Responsabile del Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. «Ciò significa che, tramite le urine e le feci, ne eliminiamo i principi attivi stessi o miscele di metaboliti (molecole trasformate dall’organismo). Comunque sia, una certa percentuale di ingredienti farmaceutici attivi, variabile a seconda del principio attivo in questione, degli eccipienti e della tipologia dei farmaci, si riscontra nelle acque reflue che vengono successivamente depurate. I depuratori cittadini delle acque da scarico urbano hanno infatti il compito di eliminare materiale organico e batteri, non sono però sempre in grado di eliminare totalmente questi residui di medicinali. Succede quindi che, come testimonia questo studio che parte da un lavoro precedente di analisi di dati in tutto il mondo (citato fra le fonti in calce a questo articolo, ndr), molte di queste sostanze finiscano inevitabilmente nei fiumi».

Ciò vuol dire impattare, in maniera più o meno significativa e con tutte le sfumature del caso, sulla vita e la riproduzione dei pesci e di altri organismi e quindi sul precario equilibrio di ecosistemi fluviali che viene così compromesso. «Questo accade - prosegue la biologa - perché gli API sono stati sintetizzati per curare le malattie dell’uomo attraverso l’interazione con recettori e vie metaboliche degli esseri umani, ma possono agire con gli stessi meccanismi anche in altre specie. Accade dunque che il residuo di un antidepressivo possa influenzare il comportamento dei pesci, alterandone così la suscettibilità alla predazione. Può succedere che un antimicrobico disperso nell’ambiente contribuisca alla selezione di batteri resistenti ai farmaci, ulteriore aggravio di un’altra problematica importante, l’antibiotico-resistenza».

«E se è indubbio che la presenza di principi attivi farmacologici (API) nelle acque sia una questione importantissima e di rilevanza globale, come evidenziato anche da questo studio - prosegue Castiglioni - non tutti i medicinali impattano nello stesso modo. Tra gli esempi più eclatanti e antitetici, da una parte il paracetamolo (antipiretico e infiammatorio), i cui residui vengono facilmente eliminati da qualunque depuratore e, dall’altra, la carbamazepina (antiepilettico) e la claritromicina (antibiotico), le cui tracce sono difficili da debellare e si trovano, per questo, in abbondanza nei fiumi di tutto il pianeta. Esiste poi il problema dell’effetto miscela, messo in evidenza dalla ricerca, ossia l’effetto della sommatoria di API oltre la soglia che sarà ulteriormente chiaro e approfondito con ulteriori studi».

I farmaci: sai come si conservano e si smaltiscono? 08-06-2016

Nel complesso i risultati sono dunque inequivocabili e mostrano che l'inquinamento da farmaci è un problema globale, presente in maniera ancora più evidente in alcune zone del mondo come l’Africa subsahariana, l'Asia meridionale (con Lahore in Pakistan in testa) e il Sud America. Se vogliamo soddisfare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, in particolare l'obiettivo 6, "Acqua pulita e servizi igienico-sanitari" (Nazioni Unite, 2015) e in sostanza dare una mano al pianeta, dobbiamo affrontare urgentemente il problema globale dell'inquinamento farmaceutico.

Ma come concretamente? Se la questione deve essere gestita con solerzia e impegno dal punto di vista politico e legislativo a livello mondiale, si può agire anche individualmente. «Non buttare farmaci scaduti ma riconsegnarli alle farmacie è un gesto utile - conclude Castiglioni - così come evitare la prescrizione da parte dei medici di antibiotici non indispensabili e il loro uso inappropriato da parte dei pazienti a cui sono rimasti blister non del tutto utilizzati durante una precedente terapia».

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Assessment of the Potential Ecotoxicological Effects of Pharmaceuticals in the World's Rivers, Environmental Toxicology and Chemistry, 2022

Pharmaceutical pollution of the world’s rivers, PNAS, 2022

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   

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