Le creme solari sono spesso dannose, meglio le magliette

2022-09-23 08:40:54 By : Mr. Shanhai Zhang

Poiché la pelle dei bambini è più sottile e sensibile è necessario proteggerla maggiormente; inoltre, la loro aspettativa di vita è maggiore e hanno quindi molto più tempo per sviluppare le malattie a lungo termine da raggi ultravioletti. Per questo meglio usare la maglietta per proteggere i piccoli, visto che le creme solari sono spesso dannose

L’esposizione della popolazione infantile alle radiazioni ultraviolette (Uvr) è un’importante questione di salute pubblica.

“È noto – ma forse non abbastanza – come la sovraesposizione durante l’infanzia determini aumento del rischio di melanoma e altri tipi di cancro della pelle in età adulta, aumento del rischio di danno alla retina nell’infanzia e di cataratta negli adulti, oltre che un aumentato rischio di possibili squilibri del sistema immunitario” spiega Elena Uga, pediatra e ricercatrice dell’Associazione Culturale Pediatri.

Inoltre, una scorretta ed eccessiva esposizione al sole e alle Uvr comporta problematiche acute – le temibili scottature -, a volte blande come l’eritema (rossore della pelle con sensazione di bruciore/prurito), a volte vere e proprie ustioni con formazioni di vesciche.

“Per questi motivi noi pediatri sottolineiamo da sempre e con insistenza la necessità di proteggere i bambini con creme contenenti adeguati filtri per i raggi Uv. I bambini necessitano di una protezione maggiore in quanto la loro pelle è più sottile e più sensibile, essi hanno un’aspettativa di vita maggiore e quindi molto più tempo per sviluppare le malattie a lungo termine da Uvr; inoltre sono in genere più esposti al sole e per tempi più lunghi” aggiunge Giacomo Toffol di Acp.

Nel dettaglio, le linee guida internazionali per la prevenzione dei tumori della pelle consigliano l’utilizzo di creme protettive con riapplicazioni anche ogni ora. Non necessariamente le creme solari però sono sicure per la salute, oltre che per l’ambiente.

I filtri solari, in particolare quelli chimici, sono stati accusati di creare rilevanti danni all’ambiente marino e, inoltre, si è posto il sospetto che le creme possano direttamente nuocere alla salute.

Del resto, gli agenti anti-Uv chimici o fisici negli Usa sono regolati dalla Fda (Food and Drug Administration) come ingredienti farmaceutici attivi, facendo così rientrare a tutti gli effetti le creme solari tra i prodotti farmaceutici.

Molti prodotti utilizzati come dopo sole sono anch’essi regolati in Usa dalla Fda. I filtri solari incriminati di danneggiare l’ambiente sono molti (Oxybenzone, Octinoxate, Canfora di 4-metilbenzilidene, Octocrylene) e, in alcuni Stati (come le Hawaii), sono stati vietati per proteggere la barriera corallina.

Secondo la Unwto (World Tourist Organization) solo nei mari tropicali vengono rilasciate dalle 6.000 alle 14.000 tonnellate di creme l’anno, che raggiungono le barriere coralline causando danni diretti a microalghe e altri microrganismi che costituiscono il fitoplancton, oltre a danneggiare direttamente i coralli comportandosi come interferenti endocrini per molti organismi marini, pesci compresi, causando quindi squilibri ormonali.

Inoltre, si sospetta che tramite il consumo di pesci queste sostanze possano arrivare all’uomo. Una revisione della letteratura scientifica pubblicata nel 2020 sull’International Journal of Dermatology fa notare che l’esposizione all’ossibenzone è potenzialmente associata a cambiamenti nella funzione ormonale umana, renale e tiroidea, anche se non ci siano prove sufficienti per stabilire con esattezza il legame di causa ed effetto (Suh, Susie et al. The banned sunscreen ingredients and their impact on human health: a systematic review. International journal of dermatology vol. 59,9 (2020): 1033-1042).

Sebbene non ci siano quindi prove concrete che queste sostanze chimiche siano nocive per l’uomo, è preoccupante il dato che l’ossibenzone sia stato rilevato anche nel latte materno delle donne che hanno riferito l’uso di cosmetici che contengono filtri Uv, così come nell’urina, nel sangue, nello sperma e, persino, nel liquido amniotico.

Nelle creme solari sono però state riscontrate anche altre sostanze notoriamente pericolose. Per esempio uno studio recente (Hudspeth, Amber, et al. Independent sun care product screening for benzene contamination. Environmental Health Perspectives, 2022) ha riscontrato, dopo test di routine, la presenza di benzene – sostanza cancerogena – in due prodotti solari.

Esso può essere facilmente assorbito per inalazione, contatto cutaneo o ingestione. Fda limita la concentrazione del benzene a 2 parti per milione (ppm) nei casi in cui il suo uso sia inevitabile nella manifattura e, nei farmaci, quando costituisce l’unica possibilità terapeutica.

In tutti gli altri casi, che ovviamente includono anche le creme solari, Fda vieta l’utilizzo del benzene. Il benzene – a qualsiasi concentrazione – è un rischio per i consumatori e per l’ambiente nei prodotti di consumo.

Il laboratorio indipendente Valisure ha intrapreso uno studio testando prodotti solari appartenenti a marche e tipologie diverse, per valutare la portata del problema, ed è emerso che il benzene è presente in molti prodotti solari (sia protettivi che dopo sole).

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ci consiglia delle alternative raccomandando di avere cura di tenere i bambini di età inferiore a 12 mesi sempre al riparo dalla luce solare, di limitare la permanenza dei bambini sotto il sole nelle ore centrali della giornata, di proteggerli con abbigliamento adeguato (magliette anti Uv, costituite da tessuti in grado di bloccare più del 90% dei raggi Uv, berretto e occhiali, ricordando che la protezione dal sole è necessaria in tutti gli ambienti esterni e non solo in piscina o in spiaggia).

E per quanto riguarda le creme?

“Non possiamo non utilizzarle, la sfida delle ultime estati è proprio quella di scegliere solari efficaci, ma rispettosi dell’ambiente (e presumibilmente più sicuri per la salute) che non contengano filtri potenzialmente dannosi.

Una possibilità nelle mani del consumatore attento può essere quella di usare creme con pochi filtri, con una formula semplice. Sono inoltre sempre più facilmente reperibili in commercio creme solari senza ossibenzone, preferendo filtri fisici come l’ossido di zinco o il biossido di titanio.

In conclusione con un po’ di attenzione e le giuste informazioni è possibile proteggere contemporaneamente i mari e la salute delle persone, specie dei bambini, più fragili rispetto a sostanze potenzialmente dannose” ha concluso Ilaria Mariotti, esperta di ambiente e salute per Acp.

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